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Prologo
Chi non ha più una vita
lascia che il vento sparga i dissensi della propria infanzia
come quel tempo che
annoiato a regalare un ritmo
si chiude nella propria fermezza
ed è così che ogni cosa si dissolve
–
Certamente circoscrizionale è la situazione che mi è accaduta
e se è inalterabile dal punto di vista ipotetico
nel senso che ciò che si ipotizza nasce da una supposizione
di una verità e di una menzogna
credo sinceramente di attendere un bambino
e
nel senso lato del moto di luogo
dissoluta
non lo attendo alla fermata del bus
o ad una scuola di festose pulzelle
ne
dopo la festa d’ addio commiato
del criceto di famiglia
defunto in circostante
ignote
e poco ponderabili
lo attendo
come moto di crescita a me insignito
in pratica
dentro me
e se tale sorpresa non era atta alla concezione del finto benessere nel quale mi ero posta
se donna
posto se uomo
ora mi ritrovavo
a rimuginare
su quale vestitino
comprare
per modo di dire convenzionale
o quale marca di scarpe
far indossare lui
o lei
sempre dipende
dal fattore genetico
raffigurante
o quale pappa
esaminare
onde ritenerla idonea
alla sua cura e crescita ormonale
corretta e non disfunzionale
del padre
il cui finto delitto è il non esistere
dato che
ho rapporti giornalieri multipli del cinque
parafrasando una diagnosi
direi
ho molte cure
per un solo malanno
e sinceramente
rilevo solo quello
dicevo
sempre riagganciandomi al di cui sopra
figura maschile
il padre proprio
non mi sovviene
è
pur vero non usavo contraccettivi
atti ad illudere una giovane donna
come me
o uomo
se nel caso in cui muto
riferitosi
a trasgredire al concetto della nascita
il problema sostanziale era tutt’altro
la mia testa già enormemente migliorata
essendo pregna
sotto il punto di vista congetturale
proprio lei
pensa
adesso pensa
prima intuiva
si infiammava
elargiva
adesso riflette
sui proiettati
ed i contrariati
i pro ed i contro
per i vostri gusti
avere un figlio oggi
sempre se maschio
una figlia oggi
sempre se di cui al capoverso di differenziazione precedente
o
avere
una via di mezzo
o
addirittura
avere uno
o una come me
sempre se uno
sempre se una
che muta come me
e non al calar delle tenebre
ma quando più la compassata voglia di mutare prende il sopravvento
dicevo
avere un personaggio così
non so quanto sarebbe
caustico
e non lo dico per me
ma per la creatura di cui alla pancia sta
o sta per essere inizialmente
animata
ma
poi mi sono detta
in quanto donna
e badate bene
ora ci tengo a rimanere tale
mi sono detta
ci penseremo
a parto avvenuto
perché
ciò che distoglie una problematica dal suo fulcro
è la sua condanna
a quella pena ancora non data
decisi
pertanto
seduta sopra quella sedia
al primo piano dell’ospedale
di cui ho la residenza come lui inteso come
combriccola sanitaria preposta
alla città nativa
attendere
la mia prima visita
ginecologica
con una donna
in quanto donna
non era poco plausibile che il rischio
fosse elevato
o forse l’inverso non so
scoccò la lancetta terminale delle dieci
era mattina dello stesso giorno di sempre
e l’impavida segretaria addetta allo smistamento clientela
mi disse che potevo dirigermi verso la stanza
nove del primo piano
corridoio
due
frazione sette
potevo perché la ginecologa
con la quale avevo preso appuntamento
era giunta a noi
a loro
all’ospedale tutto
e credo anche alla città
dato che non era di residenza convenzionata
ma queste sono futilità di cui non dovrei darvi merito
entrai subitanea alla chiamata
un po distante
un po
rigorosamente altrove
con la testa
e sette delle altri parti del corpo
fu quando mi sedetti di fronte a lei
compresi
che
come mio timore
iniziale
essendo donna
avrei avuto voglia di lei
e quel senso
un po’ mi porto ad un imbarazzo
ma mai reverenziale
al che le dissi
mi scusi
è la prima volta
e
sono infatuata dalle donne
in quanto donna
perciò
nel caso lei mi tocchi
la vagina
credo che potrei impazzire
ma
non voglio un uomo
per quello che lei dovrà ora fare su me
in quanto non sono uomo
e non proverei niente
e io nacqui solo per provare
la ginecologa
alzò gli occhi da un tabulato che aveva sottomano
prima che dica qualcosa
le dissi
sappia
di me
certe peculiarità
non in senso di anzianità
ma di sviluppo cromosomico
io sono donna
come ora vede ma
ci sta
capita
avviene
che possa mutare in uomo
e
anche se lei
può considerarmi una pazza
una miscredente
dell’atto di Dio
mi capita davvero
ecco perché
sono così restia
a gestire una gravidanza
soprattutto quando muterò
nella razza composita
di cui alla diversa
parvenza di quella attuale
la vidi
prendere il telefono
come per chiamare
le forze armate
la Digos
L’Fbi
il Kgb
oppure il servizio segreto delle guardie forestali dello Zimbabwe
agii di scatto
tirai fuori dalla borsa mille euro
in contanti
che peraltro avevo trovato
diciassette minuti prima per terra
come di solito accade
dicendo lei che
avevo già pagato la visita standard registrata all’albo dei professionisti uterini
di cui lei aveva il protocollo
che quelli erano extra soglia
se lei
mi visitava
la ginecologa
che di tanta bella parvenza era
barcollò
parve volesse proliferare qualcosa
un annuncio
un sussurro
un qualcosa che non spuntò fuori
non partì neanche
annuì con la testa
dicendomi
di mettermi sul lettino
distesa
per niente contrariata
ma già molto su di giri
e credo fossero
trentatré primi anni settanta
eseguii
l’ordine impartitomi
con una bieca indifferenza
mascherata
da un supporto corale intrinseco che la mia coscienza aveva deciso di intraprendere
atta a difendermi dal saltargli addosso
appena mi avesse sfiorata
in pratica contavo i cazzi
un cazzo
due cazzi
tre cazzi
e così via
li contavo nella testa
cazzi che saltavano aiuole
li contavo per rimanere distante da quell’apprensione sessuale
ponderatamente maniacale che mi accadeva quando una mi toccava l’utero
ed i suo contrapposti anfratti
sette cazzi
otto cazzi
nove cazzi
e continuavo
poi mi ficcò qualcosa nel profondo
e badate bene
non sono egocentrica nel dire che venni tre volte col resto di due
quelle due
le avrei tenute di scorta appena uscita
ma
mascherai
il tutto
per non metterla in imbarazzo
per non
farmi gettare nella massa
con una semplice parola
lei è folle
cosa vuole
vada via
rimasi in trasformatorico silenzioso
ricontando i cazzi
dieci cazzi
undici cazzi
dodici cazzi
tredici cazzi
poi mi sussurrò qualcosa
e nella mia testa pensai che
la mia vagina le aveva parlato
aveva discusso con lei
l’aveva ammaliata
a tal punto da
indurla in tentazione extra lavorativa
ma no
niente
mi chiese il nome
che io non pronunziai tanto disperata dal conteggio
poi
la ginecologa parve fermarsi
sapete come quel mortaio che all’atto della precedente esplosione
ricarica
l’angusta risorsa del morire
e poi
si rilancia
ecco così
mi guardò
e mi disse una cosa che non compresi appieno
forse non la compresi proprio
mi disse
di salire al terzo piano
che c’erano altre sollecitazioni da fare
quelle in essere non bastavano
al che
quasi venni di nuovo
ma non titubai oltre
presi
le strinsi la mano
calorosamente
e le dissi
mi chiamo Valentina
Valfonda
Vecrilica
ma alle amiche
ed alle ginecologhe
così carine
dico solo
chiamatemi V