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C’era un detto
credo episcopale
che arguiva pressoché cosi
la gallina sta al suo estorsore come l’uovo sta alla sua frittata
che di pienezza d’utero io non sia mai mancata
non fu un punto di vista
ma una locuzione a pretendere
pensai
mentre il passato scalava lontano
tra i miei
sarcastici ricordi primaverili
di quel giorno che fu
e poi mai più
l’esimio laureando
mi osservava sempre più stranito
quasi come il capitone
nel giorno festoso di pesca del paese
io
che di parer mio
sono un po zoccola
definendo tale stato
non come colei
che
onde sobbarcare ingenti e deleteri problemi economici
dona il suo antefatto
al primo che capita
sebbene pure al secondo
al terzo
al quarto
e così via
secondo mutazione vaginale
addotta
ovvio
tramutatelo in maschile
io
sinceramente
e che il cuore possa scoppiarmi in mille frattaglie cinesi
non ho mai sentito la necessità del denaro
vuoi perché me l’hanno sempre dato
le congiunture
intendo
vuoi perché
l’ho sempre trovato
o per terra
o in mezzo ad ameni convenevoli
dopo un sorriso
una parvenza
forse un pompino
inteso come piccola pompa idraulica atta a sopperire certe esigenze
millenarie
maschili
reiette
e poco raccomandabili
quali
la chiusura di un gorgo
di una fonte
di un anfratto
non pensate male
e ciò lo riversai anche all’esimio dottorino
certe parole hanno una identità meschina
nascono diverse
per poi mutare per simbiosi di massa
la troia era una paesana di alti borghi
la cagna
un semplice bestiario al femminile
che talvolta ulula
il cazzo
parola a voi cara ed altisonante che spesso usate in una frase su una
e se vi ci mettete d’ impegno
in due frasi su due
e se proprio
siete voi stessi
in tre frasi su tre
ecco
il cazzo
deriva dall’ortodosso mongolo
esportato in Italia
geneticamente modificato della cazzuola
strumento degli operai asiatici
atto a scalpellare
pareti
dossi
muri
ed affinità simili
ma in fondo sono frivolezze
sono orpelli dialettali di cui
voi
ne andate fieri
dicevo del mio essere zoccola
se donna ovviamente
mi faceva sentire cosi
poco abbietta al malcostume colorito delle vostre inettitudini
pertanto accavallai le gambe
come una certa Saronno Pietra
ai tempi che furono
atta
a mostrare al dottorino
che
ai tempi d’oggi
ero donna
non uomo
solo donna
e che la mutazione
era come una tangente
che sarebbe dovuta arrivare
ma
dati i modi
l’irregolarità dei trasporti
gli impegni di cui al capoverso che ci precederà
non sarebbe avvenuta
di qui a chiusura del capoverso introduttivo
in pratica gliela feci vedere
allargai così tanto le gambe
che un sibilo di vento
cambiò direzione zona equatore est
per convergere in me
poi dissi
vede dottore
ho la passera
nient’altro che quella
e ciò che le mostro
non è un modo congenito atto a dimostrare a coloro che
credono sia pazza
folle
strega vituperante d’ amnesie
sconnesse
che le mie affermazioni non sono condottiere di verità
io sono donna
al che
il dottore
il laureando
l’esimio
insomma lui
per la prima volta fece una cosa
totalmente inutile
prese dalla tacchetta interna del suo giaccone
degli occhialetti
e se li mise
pure orbo
pensai
miscredente ed orbo
guardi
rimarcai
se spera di vedere un pene
anche nascosto chissà dove
in un pertugio
dentro una caverna di cui alla locazione principale uterina
o
che ne so
trasparente
sa
come quegli inchiostri somatici
che vanno e vengono
non lo troverà
davvero
non lo troverà
il dottore
l’esimio
il cattedratico
insomma
tornò in se
posò gli occhiali sul tavolo
e mi fece una fatidica domanda
che trasporterò qui
frase fatta capo v
Lei crede nell’amore?
Al che
avessi avuto le palle
mi sarebbero cadute
come due valanghe di neve
durante una tempesta nel Massachusetts
o giù di li
lo guardai impietrita
perché donna
chiusi le gambe
onde marcare quel disappunto
per una domanda
così idiota
illogica
veniale
purista
e risposi come mio d’uopo urtare
se amore
è
credere in una persona che
ti possa ascoltare ogni qual volta tu ne abbia voglia
o te ascoltare lei
nei suoi problemi
meccanismi rotatori
di indifferenza globulare
e con ciò intendo
la massa determinante l’umore
se amore è
condividere con sensazioni
il levare ed il mettere
o il mettere e levare
lo strofinarsi
come polli gastro isterici
sopra un letto
quasi appena fatto
o di per conseguenza ed originalità
sopra un tetto
un fronzolo
una siepe appena tosata
di fronte ad un prato fiorito
di oscure parvenze
quali
forse la pioggia che tarda non verrà
o una miriade di guardoni limaioli
o forse dentro le concavità di un albero
antecedente dimora di gnomi
puffi oscuri
o
chissà quale tipologia fiabesca d’esseri
per diritto di cronaca e fantasia
di cui al capoverso precedente
se amore è
credere che la felicità
sia mattutina al tuo fianco
per poi scoprire
quale menzogna
indossa
chi ama
fingendo
chi ascolta
udendo
solo
la propria reversibilità
alla non condizione di stato
stato di coppia
pensante
ma individuo
egoista
e mestamente saccente al suo fascino
se amore è
credere che qualcosa non finirà mai
per poi comprendere che mai è iniziata
solo
l’atto illusorio
di quella infatuazione iniziale
vuoi per corretta solitudine
vuoi per rigorosa inettitudine
della noia che spesso vi assale
e vi rende così fragili
al tutto plausibile
e
e
vi fa credere che possiate essere
completi
con qualcuno a fianco
che con voi la mattina vi sorride
sotto una smorfia di falso cospetto
che poi vi accarezza
perché già compiange la cena che gli farete
che vi chiama tesoro
quando il vero forziere
è solo la determinazione di sapere
di conoscere
quanto male
nasca dentro l’illusione di un bene maggiore
un bene
che mai
potrà cessare
dentro la virtù di chi vuol credere così sia
se amare
è
tenersi mano nella mano
e fare cose semplici
forse inutili
un giro al parco
dentro i negozi
un saluto ai vicini
ciao come va?
Il tempo com’è
è bello si sa
ieri ho portato il mio bisonte dal veterinario
e te?
Oggi c’è un gran film in tv
e da te?
Ah la segui la serie
le serie
i serial
capisco
è stato bello
ciao
eh però si sta annuvolando
e poi continuare con il tuo amato
o amata
dipende
per le vie del borgo
sorridenti
che forse neanche ti accorgi di quel tir
che te lo porta via
e tutto ciò che hai sognato
ora sono uno stridio di freni e di gomme
ed odi la vita
come mai l’hai amata prima
perciò dottore
se lei mi chiede a me
cosa è l’amore
io rispondo
niente
di quanto sopra descritto
quelli sono problemi vostri
quello è il vostro modo ideologico di sentire
di vivere
di soffrire
oggi però
sono molto in vena
dopo le cosce
le aprirò anche parte della mia coscienza
per me
l’amore
è
l’ineluttabile
pensiero
che circuisce la sapienza
il suono che mai ho udito
la carezza che mai ho ricevuto
se non da sconosciuti per falso orgasmo
la speranza che mai mi ha colta
ne ora ne da bambina
amore è
la definizione che più sta lontana
da dove risiedo
e per quanto possa respirare
mescolandomi alle vostre sinergie
abiterò da sola
mangerò da sola
e non rimarrò da sola
ma scriverò all’amore
una lettera
con tre frasi semplici
semplici
hai sbagliato
tutto
al che
il dottore
dopo il mio turpiloquio senza senso
parve posseduto da un sonno senza fine
ora capisco di non essere una acculturata
una radiologa
una cosi insomma
ma così tediosa non sapevo
poi compresi
notai
ma fu quasi impercettibile
che i suoi occhi
si sforzavano
notai
e lo fu ancora meno di cui all’aggettività del capoverso precedente
che la sua pupilla destra
si ingrandiva e decomprimeva
in realtà
compresi
quanto avevo parlato a vanvera
lo compresi da quel tardo equinozio che aprii
a lui le gambe
per mostrare il crepuscolo
mestamente gli dissi
esimio
io capisco sia laureato
ma il portale
è chiuso
serrato
off
alzi lo sguardo dalla topa che non c’è più
e faccia l’uomo
o il dottore
anzi facciamo così
ci sentiamo domani
se per lei va bene
lui annui’
mi alzai
non portavo le mutande come sempre
ed uno strano
trepidio
colpì le piccole labbra
un po anche quelle grandi
non ebbi la possibilità di perdermi l’ultima inutile affermazione
dell’uomo posto di fronte di cui al capoverso iniziale della storia
disse
parole penali
le fisso l’appuntamento con la segretaria
come si chiamava lei?
Io lo guardai
e sorridendo
come colei che consapevole
che la morte
già l’ha afferrata
straziata
stravinta
perduta
risposi
il mio nome è
Valentina
Valdfonda
Vattelappesca
scriva
si
ma per lei
e la sua razza
di cui al capoverso primordiale
del capostipite
può abbreviare in
V
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