Vagina’secrets parte 3


 il Dom, 10/05/2015 – 14:11

3

 

 

C’era un detto

credo episcopale

che arguiva pressoché cosi

 

la gallina sta al suo estorsore come l’uovo sta alla sua frittata

che di pienezza d’utero io non sia mai mancata

non fu un punto di vista

ma una locuzione a pretendere

pensai

mentre il passato scalava lontano

tra i miei

sarcastici ricordi primaverili

di quel giorno che fu

e poi mai più

 

l’esimio laureando

mi osservava sempre più stranito

quasi come il capitone

nel giorno festoso di pesca del paese

 

io

che di parer mio

sono un po zoccola

definendo tale stato

non come colei

che

onde sobbarcare ingenti e deleteri problemi economici

dona il suo antefatto

al primo che capita

sebbene pure al secondo

al terzo

al quarto

e così via

secondo mutazione vaginale

addotta

ovvio

tramutatelo in maschile

 

io

sinceramente

e che il cuore possa scoppiarmi in mille frattaglie cinesi

 

non ho mai sentito la necessità del denaro

vuoi perché me l’hanno sempre dato

le congiunture

intendo

 

vuoi perché

l’ho sempre trovato

o per terra

o in mezzo ad ameni convenevoli

dopo un sorriso

una parvenza

forse un pompino

 

inteso come piccola pompa idraulica atta a sopperire certe esigenze

millenarie

maschili

reiette

e poco raccomandabili

quali

la chiusura di un gorgo

di una fonte

di un anfratto

 

non pensate male

e ciò lo riversai anche all’esimio dottorino

 

certe parole hanno una identità meschina

nascono diverse

per poi mutare per simbiosi di massa

 

la troia era una paesana di alti borghi

la cagna

un semplice bestiario al femminile

che talvolta ulula

il cazzo

parola a voi cara ed altisonante che spesso usate in una frase su una

e se vi ci mettete d’ impegno

in due frasi su due

e se proprio

siete voi stessi

in tre frasi su tre

 

ecco

il cazzo

deriva dall’ortodosso mongolo

esportato in Italia

geneticamente modificato della cazzuola

 

strumento degli operai asiatici

atto a scalpellare

pareti

dossi

muri

ed affinità simili

 

 

ma in fondo sono frivolezze

sono orpelli dialettali di cui

 

voi

ne andate fieri

 

 

dicevo del mio essere zoccola

se donna ovviamente

 

mi faceva sentire cosi

poco abbietta al malcostume colorito delle vostre inettitudini

 

pertanto accavallai le gambe

come una certa Saronno Pietra

ai tempi che furono

atta

a mostrare al dottorino

che

ai tempi d’oggi

ero donna

non uomo

solo donna

e che la mutazione

era come una tangente

che sarebbe dovuta arrivare

ma

dati i modi

l’irregolarità dei trasporti

gli impegni di cui al capoverso che ci precederà

non sarebbe avvenuta

 

di qui a chiusura del capoverso introduttivo

 

in pratica gliela feci vedere

 

allargai così tanto le gambe

che un sibilo di vento

cambiò direzione zona equatore est

per convergere in me

 

poi dissi

 

vede dottore

ho la passera

 

nient’altro che quella

e ciò che le mostro

non è un modo congenito atto a dimostrare a coloro che

credono sia pazza

folle

strega vituperante d’ amnesie

sconnesse

 

che le mie affermazioni non sono condottiere di verità

 

io sono donna

 

al che

il dottore

il laureando

l’esimio

insomma lui

 

per la prima volta fece una cosa

totalmente inutile

 

prese dalla tacchetta interna del suo giaccone

degli occhialetti

e se li mise

 

pure orbo

pensai

 

miscredente ed orbo

 

guardi

 

rimarcai

se spera di vedere un pene

 

anche nascosto chissà dove

in un pertugio

dentro una caverna di cui alla locazione principale uterina

o

che ne so

trasparente

sa

come quegli inchiostri somatici

che vanno e vengono

 

non lo troverà

 

davvero

non lo troverà

 

 

 

il dottore

l’esimio

il cattedratico

insomma

 

tornò in se

posò gli occhiali sul tavolo

e mi fece una fatidica domanda

 

che trasporterò qui

frase fatta capo v

 

Lei crede nell’amore?

 

 

Al che

avessi avuto le palle

mi sarebbero cadute

come due valanghe di neve

durante una tempesta nel Massachusetts

o giù di li

 

lo guardai impietrita

perché donna

 

chiusi le gambe

onde marcare quel disappunto

per una domanda

così idiota

illogica

veniale

purista

 

e risposi come mio d’uopo urtare

 

se amore

 

è

 

credere in una persona che

ti possa ascoltare ogni qual volta tu ne abbia voglia

o te ascoltare lei

nei suoi problemi

meccanismi rotatori

di indifferenza globulare

e con ciò intendo

 

la massa determinante l’umore

 

se amore è

condividere con sensazioni

il levare ed il mettere

o il mettere e levare

 

lo strofinarsi

come polli gastro isterici

sopra un letto

quasi appena fatto

o di per conseguenza ed originalità

sopra un tetto

un fronzolo

una siepe appena tosata

 

di fronte ad un prato fiorito

di oscure parvenze

quali

 

forse la pioggia che tarda non verrà

o una miriade di guardoni limaioli

 

o forse dentro le concavità di un albero

antecedente dimora di gnomi

puffi oscuri

o

chissà quale tipologia fiabesca d’esseri

 

per diritto di cronaca e fantasia

di cui al capoverso precedente

 

se amore è

 

credere che la felicità

sia mattutina al tuo fianco

 

per poi scoprire

 

quale menzogna

indossa

 

chi ama

fingendo

 

chi ascolta

udendo

solo

la propria reversibilità

alla non condizione di stato

 

stato di coppia

pensante

ma individuo

egoista

e mestamente saccente al suo fascino

 

se amore è

credere che qualcosa non finirà mai

per poi comprendere che mai è iniziata

solo

l’atto illusorio

di quella infatuazione iniziale

vuoi per corretta solitudine

vuoi per rigorosa inettitudine

della noia che spesso vi assale

e vi rende così fragili

al tutto plausibile

 

e

 

e

 

vi fa credere che possiate essere

completi

con qualcuno a fianco

che con voi la mattina vi sorride

sotto una smorfia di falso cospetto

 

che poi vi accarezza

perché già compiange la cena che gli farete

 

che vi chiama tesoro

 

quando il vero forziere

è solo la determinazione di sapere

di conoscere

quanto male

nasca dentro l’illusione di un bene maggiore

un bene

che mai

potrà cessare

dentro la virtù di chi vuol credere così sia

 

se amare

è

 

tenersi mano nella mano

e fare cose semplici

forse inutili

un giro al parco

dentro i negozi

un saluto ai vicini

 

ciao come va?

Il tempo com’è

è bello si sa

 

ieri ho portato il mio bisonte dal veterinario

e te?

 

Oggi c’è un gran film in tv

e da te?

 

Ah la segui la serie

le serie

i serial

 

capisco

 

è stato bello

 

ciao

 

eh però si sta annuvolando

 

e poi continuare con il tuo amato

o amata

 

dipende

 

per le vie del borgo

 

sorridenti

 

che forse neanche ti accorgi di quel tir

che te lo porta via

 

e tutto ciò che hai sognato

ora sono uno stridio di freni e di gomme

 

ed odi la vita

come mai l’hai amata prima

 

perciò dottore

 

se lei mi chiede a me

cosa è l’amore

 

io rispondo

 

niente

di quanto sopra descritto

quelli sono problemi vostri

quello è il vostro modo ideologico di sentire

di vivere

di soffrire

 

oggi però

sono molto in vena

 

dopo le cosce

le aprirò anche parte della mia coscienza

 

per me

 

l’amore

 

è

 

l’ineluttabile

pensiero

che circuisce la sapienza

 

il suono che mai ho udito

 

la carezza che mai ho ricevuto

se non da sconosciuti per falso orgasmo

 

la speranza che mai mi ha colta

ne ora ne da bambina

 

amore è

la definizione che più sta lontana

da dove risiedo

 

e per quanto possa respirare

mescolandomi alle vostre sinergie

 

abiterò da sola

mangerò da sola

e non rimarrò da sola

 

ma scriverò all’amore

una lettera

con tre frasi semplici

semplici

 

hai sbagliato

tutto

 

 

al che

il dottore

dopo il mio turpiloquio senza senso

parve posseduto da un sonno senza fine

 

ora capisco di non essere una acculturata

una radiologa

una cosi insomma

ma così tediosa non sapevo

 

poi compresi

 

notai

ma fu quasi impercettibile

che i suoi occhi

 

si sforzavano

 

notai

e lo fu ancora meno di cui all’aggettività del capoverso precedente

che la sua pupilla destra

si ingrandiva e decomprimeva

 

in realtà

compresi

quanto avevo parlato a vanvera

 

lo compresi da quel tardo equinozio che aprii

a lui le gambe

per mostrare il crepuscolo

 

mestamente gli dissi

 

esimio

 

io capisco sia laureato

ma il portale

è chiuso

serrato

 

off

 

alzi lo sguardo dalla topa che non c’è più

e faccia l’uomo

 

o il dottore

 

anzi facciamo così

 

ci sentiamo domani

se per lei va bene

 

lui annui’

 

mi alzai

non portavo le mutande come sempre

ed uno strano

trepidio

colpì le piccole labbra

un po anche quelle grandi

 

 

non ebbi la possibilità di perdermi l’ultima inutile affermazione

dell’uomo posto di fronte di cui al capoverso iniziale della storia

disse

parole penali

 

le fisso l’appuntamento con la segretaria

come si chiamava lei?

 

Io lo guardai

e sorridendo

come colei che consapevole

che la morte

già l’ha afferrata

straziata

stravinta

perduta

 

risposi

 

il mio nome è

Valentina

Valdfonda

Vattelappesca

 

scriva

 

si

 

ma per lei

e la sua razza

di cui al capoverso primordiale

del capostipite

 

può abbreviare in

 

V

 

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